Gianni Rodari

Rodari, una presentazione

Premessa

Non si può passare in rassegna tutto quello che ha scritto Gianni Rodari, che ha avuto una produzione estesa. Ne faccio allora una presentazione, con cenni biografici e al suo periodo. E una scelta personale di testi.

Inoltre devo dire che sono affezionato a quest’uomo che i miei genitori hanno conosciuto di persona, e che quando sono nato mi dedicò un paio di righe nel suo stile. Foglietto purtroppo smarrito in uno dei tanti traslochi.

Inizio

Gianni Rodari nasce ad Omegna, sul lago d’Orta, nel 1920.

Il padre è fornaio ed ha sposato in seconde nozze la mamma di Rodari. Lei rigida e devotissima cattolica. Il padre più affettivo (anti fascista come si poteva essere allora).

Gli odori dei mestieri

Io so gli odori dei mestieri: di noce moscata sanno i droghieri, sa d’olio la tuta dell’operaio, di farina il fornaio, sanno di terra i contadini, di vernice gli imbianchini, sul camice bianco del dottore di medicine c’è un buon odore. I fannulloni, strano però non sanno di nulla e puzzano un po’

Si trasferiscono nel 1929 a Gavirate, lo zio è capostazione.

Comincia a suonare (violino).

Studia bene, viene messo in seminario, ma poi trova umiliante la disciplina.

Fa le magistrali. Va in giro a suonare per osterie e cortili.

1937 diviene maestro. Per sei mesi nel 1938 è istitutore presso una famiglia di ebrei tedeschi in cui approfondisce la lingua tedesca. Com’era come maestro? racconta storie, ma non è ancora il Rodari che conosciamo.

1940 guerra. Rodari è rivedibile per motivi di salute. Muoiono in Russia i suoi amici.

Dopo il 25 luglio entra in contatto con il PCI. (Letture favorite da un bibliotecario)

Nel maggio del 1944 lascia la Rsi e diviene partigiano per l’ultimo anno di guerra.

Inizia l’attività politica e giornalistica. Scrive racconti.

Dopo Ordine nuovo va all’Unità di Milano. pag 15

Ogni tanto scrive 1949 per bambini con lo pseudonimo di Lino Picco. Visto che era maestro e che non c’era nessuno gli dicono di scrivere qualcosa, che ha un certo successo. Ci sono temi politici e di cronaca. Saranno ripresi poi nei libri successivi da Rodari stesso solo quelli più sociali e pacifisti. Alcune volte non sono così ancora ben calibrate per bambini.

Saranno poi riprese nel 1952 libro delle filastrocche e il treno delle filastrocche.

Il vecchio muratore

Ho girato mezzo mondo con la cazzuola e il fil a piombo, ho fabbricato con le mie mani cento palazzi di dieci piani: tutti in fila li vedo qua e mi fanno una grande città.

Ma per me e per la mia vecchia non ho che questa catapecchia. Sono di legno le pareti,

le finestre non hanno vetri e dal tetto di paglia e di latta piove in tutta la baracca.

Dalla città che ho costruito, non so perchè sono stato bandito. Ho lavorato per tutti: perché nessuno ha lavorato per me?

Sarà il primo scrittore italiano a far entrare il vissuto quotidiano nei racconti per bambini. E a far entrare i vari mestieri nei suoi libri. p 61

Il vigile urbano

Chi è più forte del vigile urbano? Ferma i tram con una mano. Con un dito, calmo e sereno, tiene indietro un autotreno:

cento motori scalpitanti

li mette a cuccia alzando i guanti.

Sempre in croce in mezzo al baccano: chi è più paziente del vigile urbano?

Così l’anno dopo quando viene lanciata una nuova iniziativa.

1950 il Pionere. Si trasferisce a Roma, che ha un grande impatto su Rodari.

Piazza Mastai

In Piazza Giovanni

Mastai Ferretti

Fanno il bagno i ragazzetti, Fanno i tuffi nella fontana Della tranquilla piazza romana.

Passano i filobus, la circolare, Pieni zeppi da scoppiare.

Dai finestrini i passeggeri

Osservano i tuffi con sguardi severi E minacciando con il dito Dicono: «Guai! È proibito!».

Ma io posso leggere nel loro cuore, Sotto la giacca, sotto il sudore.

E dentro c’è scritto: «Fortunati Quei diavoletti scatenati!.

Sarebbe bello, invece di andare

Al ministero a scribacchiare,

Tuffarsi con loro nella fontana

D’una tranquilla piazza romana, Dimenticare il caldo e i guai Nella fontana di piazza Mastai».

il Pioniere

All’inizio non ne voleva sapere, accetta per ubbidienza al partito. Ma inizia ad occuparsi di letteratura per ragazzi in maniera acuta e professionale. Studia, legge moltissimo, prova, inventa, Rodari ha avuto sempre grande inventiva, apprezza molto Pinocchio. Cerca di raffinare un modo nuovo di fare favole, filastrocche, poesie, fiabe. Direttore dal 1950 al 1953. Rovescia il mito dei pellerossa. Cerca di interessare i ragazzi con la fantasia.

E vi riuscirà. Dopo Rodari, nulla sarà come prima in Italia riguardo alla letteratura per i ragazzi. Ma andiamo con ordine.

Rodari al rogo

Anche se sul Pioniere non c’è una riga atea o anti-cristiana, l’idea di un movimento e di un giornale che intrattenesse i ragazzi non negli oratori, ma laicamente, incontra l’opposizione della chiesa cattolica Rodari e tutti coloro che lavoravano al Pioniere e all’Api vengono scomunicati dal Vaticano.

Fu bruciato nella pubblica piazza da un sacerdote e veniva affissi cartelli che non poteva entrare il giornalino nella parrocchia.

Due anime della sinistra

Non possiamo fermarsi un attimo a parlare di un’altra chiesa di cui faceva parte Rodari. Il Partito Comunista era un partito serio certo, ma che chiedeva una ubbidienza e una disciplina.

Come si trova Rodari? Certo è un fervente comunista. Ma anche un libertario fantasioso. Sono le due anime della sinistra italiana, costrette, per via della guerra e della guerra fredda, a coabitare e quasi ad identificarsi.

Il pioniere pubblica dei fumetti. Ma su Rinascita la rivista intellettuale del PCI esce un articolo a firma Nilde Jotti che spara a zero contro i fumetti e ne impedisce la lettura ai figli dei compagni.

Rodari interviene con diplomazia e con decisione in una lettera di risposta in cui difende i fumetti fatti per bene e stigmatizza l’attacco al genere fumetto in generale. Risponde lo stesso capo del partito (nonché compagno di vita di Nilde Jotti) che i fumetti sono diseducativi e se anche se ne potessero fare di migliori, mai si sarebbe narrata la storia del partito o episodi importanti attraverso di questi.

Cipollino successo in URSS

1952 primo viaggio in Urss

Dopo il XX congresso che denuncia i crimini di Stalin e il culto della personalità grandi saranno le discussioni con gli altri comunisti italiani (allora era direttore di Avanguardia settimanale della Federazione giovanile (1953-56) dopo ritorna a fare il giornalista, prima all’Unità poi a Pese sera. Nel 1957 arrivano i primi diritti d’autore e si trasferisca a via di Villa Pamphili e compra una auto usata. p 24

Piccoli vagabondi

Unico romanzo realistico per ragazzi scritto da Rodari.

A questo punto Rodari è sconosciuto o volutamente ignorato nella scuola e nella cultura italiana. La sua fama è forte solo per le persone di sinistra che hanno bambini.

Einaudi

Filastrocche in cielo ed in terra 1960 con le edizioni Einaudi apre alla notorietà. Probabilmente decide di rivolgersi a tutti i bambini. Inoltre è un po’ insofferente verso il Partito, come dimostrano i suoi appunti.

Diverrà l’autore di punta di Einaudi insieme ad Italo Calvino.

Favole al telefono 1962

C’era una volta… … il ragionier Bianchi, di Varese. Era un rappresentante di commercio e sei giorni su sette girava l’Italia intera, a Est, a Ovest, a Sud, a Nord e in mezzo, vendendo medicinali. La domenica tornava a casa sua, e il lunedì mattina ripartiva. Ma prima che partisse la sua bambina gli diceva: – Mi raccomando, papà: tutte le sere una storia.

(Inizio delle favole al telefono)

Libro degli errori 1964

Il povero ane

Se andrete a Firenze vedrete certamente quel povero ane di cui parla la gente. È un cane senza testa, povera bestia. Davvero non si sa ad abbaiare come fa.

La testa, si dice, gliel’hanno mangiata… (La c per i fiorentini è pietanza prelibata).

Ma lui non si lamenta, è un caro cucciolone, scodinzola e fa festa a tutte le persone.

Come mangia? Signori, non stiamo ad indagare: ci sono tante maniere di tirare a campare.

Vivere senza testa non è il peggio dei guai: tanta gente ce l’ha ma non l’adopera mai.

Terza fase

Dal 1966 al 1969 seguono sono anni di silenzio. Per problemi di salute, ma anche per ripensamenti, ’68, e questo incide sulla sua produzione successiva.

Nel 1970 riceve il premio Andersen

Le novelle fatte a macchina (1973) sono proprio per bambini? Scrive spesso favole che sembrano più desinate ai genitori che ai bambini.

1974 Si impegna nel Giornale dei genitori, ma è un’altra delusione. Gli impegni presi da alcuni dirigenti di partito (fra cui Napolitano) sono completamente ignorati.

1974 disco con Sergio Endrigo.

Per fare un tavolo

Le cose di ogni giorno raccontano segreti

A chi le sa guardare ed ascoltare

Per fare un tavolo ci vuole il legno

Per fare il legno ci vuole l’albero

Per fare l’albero ci vuole il seme

Per fare il seme ci vuole il frutto

Per fare il frutto ci vuole il fiore

Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore

Per fare un tavolo ci vuole un fiore

Per fare un tavolo ci vuole il legno

Per fare il legno ci vuole l’albero

Per fare l’albero ci vuole il seme

Per fare il seme ci vuole il frutto

Per fare il frutto ci vuole il fiore

Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore

Per fare un tavolo ci vuole un fiore

Per fare un fiore ci vuole un ramo

Per fare il ramo ci vuole l’albero

Per fare l’albero ci vuole il bosco

Per fare il bosco ci vuole il monte

Per fare il monte ci vuol la terra

Per far la terra ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare un fiore ci vuole un ramo

Per fare il ramo ci vuole l’albero

Per fare l’albero ci vuole il bosco

Per fare il bosco ci vuole il monte

Per fare il monte ci vuol la terra

Per far la terra ci vuole un fiore

Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare un tavolo ci vuole il legno

Per fare il legno ci vuole l’albero

Per fare l’albero ci vuole il seme

Per fare il seme ci vuole il frutto

Per fare il frutto ci vuole il fiore

Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore

Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare tutto ci vuole un fiore

Se tutte le ragazze

Se tutte le ragazze

Le ragazze del mondo

Si dessero la mano

Si dessero la mano

Allora ci sarebbe un girotondo

Intorno al mondo

Intorno al mondo

E se tutti i ragazzi

I ragazzi del mondo

Volessero una volta

Diventare marinai

Allora si farebbe un grande ponte

Con tante barche Intorno al mare

E se tutta la gente

Si desse una mano

Se il mondo finalmente Si desse una mano

Allora ci sarebbe un girotondo

Intorno al mondo

Intorno al mondo

Il Signore di Scandicci

[Problema: i confini della Toscana hanno uno sviluppo di 1.330 chilometri, di cui 329 costieri, 249 insulari, 752 terrestri, che la dividono da Liguria, Emilia, Marche, Umbria e Lazio. La sua superficie è di 22.940 chilometri quadrati, di cui 5.800 di montagna, 1.930 di pianura e di 15.260 di collina. I fiumi della Toscana sono: l’Arno (lungo 241 chilometri), il Serchio (lungo 103 chilometri), l’Ombrone (lungo 161 chilometri), il Cecina (lungo 76 chilometri). Si domanda: quanto è alta la torre di Pisa?]

Un signore di Scandicci – un signore di Scandicci

Buttava le castagne – buttava le castagne

E mangiava i ricci

Quel signore di Scandicci

Un suo amico di Lastra a Signa – un suo amico di Lastra a Signa

Buttava via i pinoli – buttava via i pinoli

E mangiava la pigna

Quel suo amico di Lastra a Signa

Tanta gente non lo sa, non ci pensa e non si cruccia.

La vita la butta via e mangia soltanto la buccia

Suo cugino in quel di Prato – suo cugino in quel di Prato

Buttava il cioccolato – buttava il cioccolato

E mangiava la carta

Suo cugino in quel di Prato

Un parente di Figline – un parente di Figline

Buttavia via le rose – buttava via le rose

E odorava le spine

Quel parente di Figline

Tanta gente non lo sa, non ci pensa e non si cruccia. La vita la butta via e mangia soltanto la buccia

Un suo zio di Firenze – un suo zio di Firenze

Buttava in mare i pesci – buttava in mare i pesci

E mangiava le lenze

Quel suo zio di Firenze

Un compare di Barberino – un compare di Barberino

Mangiava il bicchiere – mangiava il bicchiere

E buttava il vino

Quel compare di Barberino

Tanta gente non lo sa, non ci pensa e non si cruccia La vita la butta via e mangia soltanto la buccia!

La vita la butta via e mangia soltanto la buccia

Ecco Rodari ha sempre una morale. Ma questa è sempre esplicita, non è mai nascosta. Non vuole imbrogliare, garbato ma diretto ha una forte morale.

Quanto pesa una lacrima?

Secondo: la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra.

Il cielo è di tutti

Qualcuno che la sa lunga mi spieghi questo mistero: il cielo è di tutti gli occhi di ogni occhio è il cielo intero.

È mio, quando lo guardo. È del vecchio, del bambino, del re, dell’ortolano, del poeta, dello spazzino.

Non c’è povero tanto povero che non ne sia il padrone. Il coniglio spaurito ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi, ed ogni occhio, se vuole, si prende la luna intera, le stelle comete, il sole.

Ogni occhio si prende ogni cosa e non manca mai niente: chi guarda il cielo per ultimo non lo trova meno splendente.

Spiegatemi voi dunque, in prosa od in versetti, perché il cielo è uno solo e la terra è tutta a pezzetti.

Ma quella morale è sempre al fondo libertaria, irriverente verso il potere, anche a costo di promuovere una visione di non disciplina a scuola. Chissà se i maestri ne sono consapevoli e se se ne erano accorti in URSS.

La passeggiata di un distratto

–  Mamma, vado a fare una passeggiata.

–  Va’ pure, Giovanni, ma sta’ attento quando attraversi la strada.

–  Va bene, mamma. Ciao, mamma.

–  Sei sempre tanto distratto.

–  Si’, mamma. Ciao, mamma.

Giovannino esce allegramente e per il primo tratto di strada fa bene attenzione. Ogni tanto si ferma e si tocca.

–  Ci sono tutto? Si, – e ride da solo.

E così’ contento di stare attento che si mette a saltellare come un passero, ma poi s’incanta a guardare le vetrine, le macchine, le nuvole, e per forza cominciano i guai.

Un signore, molto gentilmente, lo rimprovera:

–  Ma che distratto, sei. Vedi? Hai già perso una mano.

–  Uh, è proprio vero. Ma che distratto, sono.

Si mette a cercare la mano e invece trova un barattolo vuoto. Sarà proprio vuoto? Vediamo. E cosa c’era dentro prima che fosse vuoto? Non sarà mica stato sempre vuoto fin dal primo giorno…

Giovanni si dimentica di cercare la mano, poi si dimentica anche del barattolo, perché ha visto un cane zoppo, ed ecco per raggiungere il cane zoppo prima che volti l’angolo perde tutto un braccio. Ma non se ne accorge nemmeno, e continua a correre.

Una buona donna lo chiama: – Giovanni, Giovanni, il tuo braccio!

Macché, non sente.

Pazienza, – dice la buona donna. – Glielo porterò alla sua mamma. E va a casa della mamma di Giovanni.

–              Signora, ho qui il braccio del suo figliolo.

–              Oh, quel distratto. Io non so più cosa fare e cosa dire.

–              Eh, si sa, i bambini sono tutti cosi.

Dopo un po’ arriva un’altra brava donna.

–              Signora, ho trovato un piede. Non sarà mica del Giovanni?

–              Ma si che è suo, lo riconosco dalla scarpa col buco. Oh, che figlio distratto mi è toccato. Non so piu’ cosa fare e cosa dire.

–              Eh, Si sa, i bambini sono tutti così.

Dopo un altro po’ arriva una vecchietta, poi il garzone del fornaio, Poi un tranviere, e perfino una maestra in pensione, e tutti portano qualche pezzetto di Giovanni: una gamba, un orecchio, il naso.

Ma ci può essere un ragazzo più distratto del mio?

–              Eh, signora, i bambini sono tutti Così

Finalmente arriva Giovanni, saltellando su una gamba Sola, senza piu’ orecchie nè braccia, ma allegro come sempre, allegro come un passero, e la sua mamma scuote la testa, lo rimette a posto e gli dà un bacio.

–              Manca niente, mamma? Sono stato bravo, mamma?

–              Sì Giovanni, sei stato proprio bravo.

Rodari è anche un po’ surrealista come rivendica verso la fine della sua vita. Ma anche riprende le favole antiche e i classici italiani per rivisitarli:

Il vestito di Arlecchino

Per fare un vestito ad arlecchino ci mise una toppa Meneghino, ne mise un’altra Pulcinella, una Gianduia, una Brighella. Pantalone, vecchio pidocchio, ci mise uno strappo sul ginocchio, e Stenterello, largo di mano qualche macchia di vino toscano. Colombina che lo cucì fece un vestito stretto così. Arlecchino lo mise lo stesso ma ci stava un tantino perplesso. Disse allora Balanzone, bolognese dottorone :

’Ti assicuro e te lo giuro

che ti andrà bene li mese venturo se osserverai la mia ricetta: un giorno digiuno e l’altro bolletta!.

I sette fratelli

C’erano sette fratelli che andavano per il mondo : sei erano sempre allegri, il settimo sempre giocondo.

Sei andavano a piedi perché non avevano fretta, il settimo invece perché non aveva la bicicletta .

Arrivarono a un castello che aveva sette finestre : sei erano spalancate, ma la settima era aperta.

Sette belle principesse insieme si affacciavano: sei piangevano, piangevano, ma la settima singhiozzava.

–      Perché piangete, sei principesse e voi settima perché singhiozzate?

–      Ah, se sapeste, quei giovani …

quanto siamo sfortunate:

di sette fidanzati

che ci misero l’anello al dito , sei sono scappati, il settimo invece è fuggito.

Sposateci noi altri, sarà la vostra fortuna, perché noi siamo in sette e voi, invece, sei più una.

4.1      La grammatica della fantasia

La Grammatica della fantasia è l’unico libro teorico di Rodari. Ma teorico alla sua maniera.

Originato da alcune lezioni per le insegnanti delle elementari di Reggio Emilia, raccoglie molti modi per sviluppare storie e favole. Veramente utile oltre che per i maestri, per i genitori.

Attenzione infatti che se anche sembra che lo stesso Rodari abbia usato alle volte queste tecniche, sono tecniche per sviluppare la creatività dei bambini.

La fantasia fa parte di noi come la ragione: guardare dentro la fantasia è un modo come un altro per guardare dentro noi stessi.

Alle volte ci sono esercizi meccanici:

E qui posso notare come nel processo apparentemente meccanico si cala, come in uno stampo, ma anche modificando lo stampo stesso, la mia ideologia. Sento l’eco di letture antiche e recenti. I mondi degli esclusi chiedono con prepotenza di essere nominati: orfanotrofi, riformatori, ricoveri per i vecchi, manicomi, aule scolastiche. La realtà fa irruzione nell’esercizio surrealistico.

Ma spesso Rodari dimostra di aver letto moltissimo e di aver messo nel libro un sunto di tutto quanto è utile allo sviluppo della fantastica.

Da manuale, ad esempio, è la parte che dopo aver ripreso le ricerche di Propp sulle favole, le applica ai film di James Bond, con l’uso di strumenti che poi serviranno nella storia successiva e il finale in cui c’è una variazione dell’eroe che sposa la principessa.

Dunque un libro teorico e godibile, pieno di esempi, anora una volta Rodari non si arrende ad un mondo che mortifichi la fantasia, vista come parte della nostra stessa essenza umana.

C’era due volte il barone Lamberto

È un romanzo strano. Piuttosto per grandi che per ragazzi, in qualche modo.

Si sente il pensiero della morte.

Leggere conclusione.

Dopo che nel 1979 in un viaggio in URSS gli si era bloccata la gamba, confidando in un buon chirurgo, ad aprile del 1980 si sottopone ad un intervento chirurgico, durante il quale scoprono un aneurisma non rivelato, morirà dopo tre giorni per complicazioni.

Cosa resta di Rodari oggi?

Una grande produzione editoriale ancora ristampata e apprezzata da ragazzi e da chi si ricorda di essere stato ragazzo.

Un rinnovamento profondo nella letteratura italiana dell’infanzia.

E –se mi permettete– la caduta del pregiudizio che la letteratura per i ragazzi sia letteratura di serie B. Dire Rodari è scrittore per ragazzi è riduttivo. È stato uno dei grandi poeti del ’900 italiano, ed ecco perché anche gli adulti lo leggono ancora ritrovando il suo garbo, l’astuzia vivace, la fantasia e l’onestà di Rodari.