Petrolini - Nerone

Petrolini

In pieno regime fascista un comico popolarissimo a quel tempo, Petrolini, prende in giro platealmente Mussolini. Petrolini aveva scritto lo spettacolo Nerone già alla fine della prima guerra mondiale. Quando però nel 1930 Blasetti lo riprende in un film è chiaro che nello spettacolo Petrolini mette in scena una presa in giro del dittatore, con le mosse della mandibola e con quell’andare al balcone, oltre che sulla battuta dell’importanza di parole difficili per ammaliare il popolo.

Una battuta di Nerone, fra le altre, invita a ragionare: “Lo vedi all’urtimo come è er popolo? Quanno si abitua a dì che sei bravo, puro che non fai gnente, sei sempre bravo!”

Possiamo ancora vedere lo spettacolo, almeno in parte, grazie alle riprese che come ho detto fece un ancor giovane Blasetti. (A seguire trovate la trascrizione dell’ultima scena).

Mussolini e il regime si facevano prendere in giro? Certo che no, anzi in ogni palazzo i rappresentanti del Partito fascista denunciavano anche chi si permetteva qualche battuta. Solo con la sua enorme popolarità Petrolini poteva permettersi, qualcosa come una velata presa in giro. O forse il regime poteva concedere qualcosa per sembrare meno becero. D’altronde in quegli anni il fascismo era all’apice della popolarità.

Comunque di Petrolini si ricorda un’altra battuta. Il fascismo si era subito distinto per un uso non educato della lingua italiana. Parole forti e provocatorie. Come oggi movimenti come la Lega. Nei primi anni uno dei tanti motti del fascismo era stato “Me ne frego”, ad indicare volgarmente il non rispetto delle regole democratiche.

Si racconta che Petrolini, per i tanti successi in Italia e all’estero, fosse stato insignito di una onorificenza, consegnata pare proprio da parte dello stesso Mussolini. Fu in quell’occasione che nel ritirare il premio, Petrolini ringrazio concludendo in riferimento al premio: “Ed io me ne fregio”.

Nerone, scena ottava

Da Nerone di Petrolini, l’ultima scena, la scena Ottava

EGLOGE (entrando con un urlo di terrore) : Cesaretto te vonno ammazzà! Tu sei responsabile dell’incendio.

NERONE : Io responsabile dell’incandio. No! Sono assicurato con la Fondiaria.

POPPEA : Cesare, persuadi il popolo con uno dei tuoi soliti discorsi.

NERONE : Sta bene, parlerò col popolo, ma non mi lasciate solo…venitemi a tergo…(Si avvia al podio, ma delle urla improvvise lo fanno retrocedere frettolosamente.) Ah, no…il popolo è ignorante…vo’ li quatrini…(Ripete l’azione e nuovamente retrocede.) Ho trovato…il popolo è mio…un nume mi ha dato un lume: Eureka! Eureka! E chi se ne…importa! L’ho in mano…Basta che lo fai divertì il popolo è tuo…(Va al podio accolto nuovamente dalle urla, rimane al podio dicendo i numeri della morra 🙂 Sette…Tre…Tutta…

VOCE (d. d.) : Quattro…Otto…Sei…Sei…

NERONE : Stupido…Ignobile plebaia! Così ricompensate i sacrifici fatti per voi? Ritiratevi, dimostratevi uomini e domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria…

VOCE (d. d.) : Bravo!

NERONE : Grazie. (Rivolgendosi a Egloge e a Poppea 🙂 E’ piaciuta questa parola…pria…Il popolo quando sente delle parole difficili si affeziona…Ora gliela ridico…Più bella e più superba che pria.

VOCE (d. d.) : Bravo!

NERONE (sempre più affrettatamente quasi cercando di sorprendere il popolo) : Più bella e più superba che pria…

VOCE (d. d.) : Bravo!

NERONE : Più bella…grazie.

VOCE (d. d.) : Bravo!

NERONE : …Zie.

VOCE (d. d.) : Bravo!

NERONE (facendo il gesto di dire la parola pria, senza però dirla.)

VOCE (d. d.) : Bravo!

NERONE : Bravo!

VOCE (d. d.) : Grazie!

NERONE : Lo vedi all’urtimo come è il popolo? Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai gnente, sei sempre bravo! Guarda (ripete il gesto senza dire la parola).

VOCE (d. d.) : Brrrrrr…

NERONE : Domani…Domani…Domani…quanti ne abbiamo…Domani ne abbiamo…saranno fatte grandi distribuzioni di vino, di olio, di pane e di sesterzi…Panem et circentibus…

VOCE (d. d.) : Panem et circenses!

NERONE : Cacchibus…C’è uno che parla bergamasco…Eccomi a voi tutto d’un pezzo…Io vi darò tutto, basta che non domandate nulla! Il momento è difficile, l’ora è suprema, l’affare s’ingrossa e…e chi la fa l’aspetta! Ed ora, ed ora vattene, diletta ciurmaglia!

VOCI (d. d.) : A morte! A morte!

(Tutti rientrano disponendosi a quadro.)

NERONE : A morte!
A morte a me che…
vissi d’arte, vissi d’amore
non feci mai male ad anima viva.
Io della morte, l’ora non voglio
bramo restare nel baccanale.

CORO: Sei la disgrazia del Campidoglio
meglio fuggire, qui si sta male.
Poi quando partiremo
torneremo a Roma
tutti quanti insieme…
Balleremo, mangeremo, sbaferemo
e mai nessuno pregheremo…
Bon tichi tichi bon
uè…uè…
nfrù, nfrù, nfrù, nfrù.

Cala la tela